A partire dal racconto e dall’analisi di un’opera si ricostruisce lo sguardo con cui queste autrici hanno raccontato una realtà complessa dando voce con una scrittura originale al fantasma della guerra incombente, ai riti familiari, all’avventura a volte dolorosa del passaggio all’età adulta. A tenere insieme tre voci differenti nella loro importanza, un comune destino di apparente invisibilità: nel corso della loro carriera le tre scrittrici sono intervenute per sostenersi a vicenda in un mondo che le ha spesso tenute ai margini o apertamente attaccate e che ancora oggi le vede presenti in libreria ma poco studiate a scuola rispetto ai contemporanei maschi.
Temi degli incontri:
1.
Natalia Ginzburg, Lessico famigliare 1963
La grande Storia e la storia familiare si intrecciano in un vissuto quotidiano raccontato con un vocabolario personale come se le parole urlate o sussurrate in casa fossero una lingua fatta per essere parlata solo da chi ci è nato. Il racconto di un mondo domestico però è anche uno spunto per una riflessione sul ruolo della donna tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento quando la gabbia del matrimonio comincia a essere messa in discussione.
2.
Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli 1953
La potenza del racconto di una città guardata attraverso la lente del realismo magico: con Ortese scopriamo una scrittura per niente affabile e che ha la forza di trasformare la cronaca o la vicenda privata in una lettura spiazzante, a tratti allegorica e sempre tagliente. In particolare rileggendo il racconto Un paio di occhiali capiremo in che modo l’autrice porta i lettori a inforcare lenti nuove, a volte crudeli, per osservare quello che ci circonda e per vedere davvero le ingiustizie e le violenze che si abbattono sugli oppressi.
3.
Elsa Morante, L’isola di Arturo 1957
Non è alla donna che spetta di affrontare un viaggio da eroe ma sempre a un ragazzo che diventa uomo. Una terribile verità del passato che oggi, per fortuna, viene messa in discussione. Ma la storia di Arturo e del suo viaggio verso l’età adulta è una parabola costruita con la maestria e lo sguardo di un’autrice capace di restituire universalità al racconto individuale e un respiro epico e al tempo stesso molto intimo ai dubbi e alle sofferenze del suo protagonista. Così con Arturo pronto a lasciare la sua isola anche noi possiamo salutare un pezzo della nostra vita in un rito di passaggio senza tempo: l’ennesima prova che la voce di questa scrittrice, come quella delle altre, è un’eredità che non possiamo permetterci di perdere.
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