Delle molte vesti editoriali che indossa, Giuseppe Conte è noto al mondo arabo in quella, duplice, di scrittore e curatore. Attraverso la sua penna, in entrambi i ruoli ha cercato di mettere in dialogo Oriente e Occidente, tracciando in La poesia del mondo (Guanda, 2003) un viaggio universale nell’espressione poetica che non tralascia ispirazioni provenienti da alcun luogo, per quanto lontano. Ad abbracciarli, dopotutto, c’è sempre un elemento: “Mare la tua misura è l’infinito / e l’abisso, l’alto e il basso”, dice (Non finirò di scrivere sul mare, Mondadori, 2019). Pronunciate in questa cornice, le parole delle sue poesie tornano a riunire mondi apparentemente diversi offrendo al pubblico uno spazio aperto, di incontro e confronto tra le Arti.
GIUSEPPE CONTE
Salpando dalla Liguria, Giuseppe Conte ha attraversato l’ultimo mezzo secolo con voce di poeta, narratore, saggista, traduttore. Emerso con la raccolta di poesie L’oceano e il ragazzo (con prefazione di Italo Calvino, Rizzoli, 1983), negli anni Ottanta ha esordito nella narrativa con Primavera incendiata (Feltrinelli, 1980) e nei successivi anni Novanta è stato tra i fondatori del mitomodernismo (movimento per rilanciare la poesia attraverso l’incontro tra mito e bellezza). Finalista del Premio Strega 2005 con La casa delle onde (Longanesi), nel 2006 ha vinto il Premio Viareggio con Ferite e rifioriture, uscito nello stesso anno per Mondadori, e nel 2023 è stato il primo poeta italiano a ricevere il Premio Internazionale di Poesia Argana. Appassionato esploratore della “poesia del mondo”, traduttore dei grandi anglosassoni (Blake, Shelley, Whitman e Lawrence) e a sua volta tradotto in tante lingue, i suoi ultimi lavori sono il saggio Il mito greco e la manutenzione dell’anima (Giunti, 2021) e il romanzo Dante in love (Giunti, 2021).
MERIEM DHOUIB
Professoressa di Italianistica alla Facoltà di Lettere e Scienze umanistiche de La Manouba. Si occupa di testi tre-cinquecenteschi e conduce indagini sull’interazione tra la cultura italiana e quella araba.